Poiché la produzione di calore costituisce il vero valore aggiunto della cogenerazione, il suo mancato utilizzo costituirebbe una vera follia sia dal punto di vista energetico che economico. Bisogna considerare che, in media, un microcogeneratore produce 1/3 di energia elettrica e 2/3 di calore. Risulta quindi evidente l’importanza di un corretto dimensionamento dell’impianto. E’ chiaro che l’utenza ideale di un impianto di microcogenerazione deve presentare fabbisogni termici ed elettrici abbastanza costanti nel corso delle diverse stagioni.

Un’interfaccia tra il microcogeneratore e la rete elettrica è una scelta quasi obbligata: questo consente infatti di vendere o scambiare elettricità con la rete, eliminando ogni possibile spreco energetico e abbreviando il tempo di ritorno dell’investimento.

In Italia sono installati alcune centinaia di impianti di cogenerazione sotto i 1.000 kW, per una potenza complessiva intorno ai 100 MW, ma è un mercato che presenta ancora ampi margini di sviluppo. Solamente per gli impianti tra 50 e 1.000 kW, si stima il potenziale italiano in 3.500 MW (dati Assoesco). La maggior parte degli impianti esistenti sono al servizio di grandi utenze industriali, agricole e del terziario; le installazioni nel settore residenziale, con potenze inferiori ai 50 kW, sono ancora una rarità. Eppure, negli ultimi anni lo sviluppo tecnologico del settore ha portato alla produzione di efficienti microcogeneratori per applicazioni domestiche e condominiali, in sostituzione delle normali caldaie a gas. A medio-lungo termine, questi piccoli impianti con molta probabilità riusciranno ad imporsi sul mercato, grazie a produzioni su larga scala in grado di abbattere i costi di produzione